mercoledì 3 marzo 2010

lo sceneggiatore

2004
PP. Sono allo specchio. Ho gli occhi gonfi della notte che ho passato. Mi lavo i denti (interno – bagno). Mi prenderei a schiaffi. Ho bevuto anche ieri, ho fumato, ho fatto tardi e ancora più tardi mi sono messo a scrivere in preda agli spasmi della baldoria da sbollire.
Esco.

Scena 02. Esterno – giorno. Vado al bar per la colazione.
”Caffè freddo con una punta di latte e tramezzino prosciutto e mozzarella… appena caldo.”
Cosa penserà di me il barista? Mi guarda lontano. Certo, se ce l’avessi anch’io un bancone con cui difendermi. La pedana per camminare più in alto!...
Invece no. Sono lo sceneggiatore e non ho difese, se mai le creo agli altri: il barista il bancone, l’impiegato allo sportello, il minatore il piccone… ma mi vendico state certi. Il prossimo film ci ammazzo una ventina di baristi, una decina d’impiegati li faccio cornuti e i minatori mi rimangono sotto il crollo della miniera.

Dico sempre così poi non lo faccio mai. Ho pietà, sono sensibile e nelle storie, anche quando vanno male, cerco un po’ di pace da regalare a tutti. A tutti i personaggi. Io sono uno di quelli che cerca di capire anche il punto di vista dell’assassino.

S’avvicina una donna. Fa colazione. Per un attimo ho pensato che venisse verso di me.
“Lei è S?”
”Si sono io” rispondo annoiato.
”Mi hanno parlato molto di lei, alcune mie amiche.. sa per quelle sue qualità… sono disposta a pagare…”
Si. L’ho immaginata così…

Consuma il suo cappuccino, neanche m’ha guardato. E come potrebbe? Io sono lo sceneggiatore. Quello che proprio non appare. Io scrivo: questo fa quello, quello uccide quell’altro. Do loro vita, li faccio muovere, vivere, morire, amare. Come potrebbero accorgersi di me?

Soggettiva mia. Un altro specchio, quello del bar, dietro il barista, dietro il bancone. Ci sono io. No un momento, non è vero! Non ci sono. Cacchio dovrei cambiare mestiere! O forse mi piace non essere e non apparire? Forse amo quel senso di fangosa frustrazione che mi prende quando il regista dice: ma chi l’ha scritta sta scena? E’ orribile! Quando il produttore mellifluo s’avvicina, mi gira un braccio sulle spalle e dice: sarebbe il caso (sublime cortesia del produttore) di tagliare quel riferimento al politico corrotto, al prete laido, all’industria inquinante. Si lo farò. No non rispondo così. Non potrei, devo dire: subito! Non avrebbe senso dire: si, lo farò, quando questo insinuerebbe una possibilità di scelta che non ho…
Basta! Di che mi lamento? Oggi potrebbe essere un gran giorno. Ho appena finito di scrivere una storia sensazionale e sono certo che il produttore la vorrà.

EST. GIORNO-STRADA. Tornano i rumori della strada, siamo fuori dalla mia testa e fuori dal bar.

Nessun commento:

Posta un commento