Luigi prende un respiro profondo, poi compone un numero di telefono. “Salve, Gazzetta del Sud, volevo parlare con l’onorevole Straffi… grazie.”
Luigi, in attesa, fa un paio di colpi di tosse, s’aggiusta la voce.
Non appena sente rispondere, inizia a parlare a macchinetta, come recitasse una poesia più velocemente possibile:
“Onorevole, si ricorda: Luigi Straboni, è per quell’intervista su quella sua idea di un nuovo canale pubblicitario che si occupasse della promozione del sud nella sua immagine migliore… Onorevole?”
“TUC TUC TUC TUC…”
Luigi abbassa il ricevitore, ma non sembra abbattuto, guarda in aria come cercasse una buona idea.
Squilla il telefono. Luigi si schiarisce la voce.
“Gazzetta del sud, Gioiosa Marea… siii?”
Dall’altra parte un uomo risoluto:
“Ce l’hai una ammazzatina che ne so?... Corna, pizzo, pene d’amore?” Luigi risponde:
“Beh, adesso…”
L’altro:
“Dai Fernà che non c’ho ‘na minchia oggi!”
Luigi è un semplice collaboratore della redazione che, al più, ha il compito di aprire e chiudere l’ufficio e fare il caffè. Accettato, non proprio volentieri, per il suo zelo dai due unici redattori del posto.
Il questuante incalza: “Ma non sei Zimmarello?” Luigi rivela che in sede c’è solo lui, l’altro attacca.
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