Antonio Lusardi è seduto nella sua auto blu. L’autista guida in silenzio, senza scossoni, ma veloce nel traffico metropolitano. È sera, è inverno. Antonio sta leggendo alcuni giornali per la seconda volta. Sono della mattina, le notizie sono vecchie di ventiquattro ore, ma c’è qualcosa di cui Antonio non riesce a venire a capo. L’intera giornata spesa a fare l’equilibrista tra sindacati e industriali. Nessuna vittoria, l’odio delle due parti e l’impopolarità sui lavoratori. Ad Antonio manca l’aria e sente il bisogno di fare pipì.
L’autista accosta. C’è un piccolo bar deserto, chiede ad Antonio se lo deve accompagnare, motivi di sicurezza niente di perverso! Antonio preferisce andare solo. Il bar è d’angolo su un vicoletto buio, il ripostiglio delle cose sporche dei negozi scintillanti del corso. Antonio s’infila nel vicolo. Un po’ d’aria, un po’ di solitudine. La farà in piedi su un muro. Un po’ di libertà.
S’allenta il nodo della cravatta, appoggia una mano su un muro, si abbassa la zip dei calzoni. È stanco, è preoccupato, ma sorride quando legge sotto la mano “Piove, governo ladro!” e si libera.
Qualcosa si muove nell’oscurità, proprio sotto di lui, proprio dove si sta liberando. Antonio ha un sussulto, poi rimane pietrificato, mentre vede un viso sporco e una barba che s’asciugano con una mano. E una voce: “Le donne e gli uomini con la barba!”
Antonio prova a scusarsi, ha pisciato su un barbone, se lo venissero a sapere sarebbe una pubblicità tremenda per un politico del suo schieramento, ma quello non fa una piega e sdraiato per terra, fra i cartoni e la mondezza continua: “Lo stanno già facendo! Tu lo hai appena fatto! Le donne e gli uomini con la barba! Ma fai attenzione!”
Antonio equivoca quest’ultimo avvertimento: “Sono mortificato le vado a prendere delle salviette.” E s’infila nel bar. Dentro stanno facendo le pulizie. Antonio per poco non rovina su un cartello di plastica messo a bella posta da un inserviente. Quest’ultimo squadra Antonio che gli appare come un uomo ben vestito coi capelli arruffati, l’aria di chi ha appena visto un fantasma, visibilmente bagnato sul basso ventre e con la patta aperta. Antonio si scusa, ha bisogno di salviette. L’inserviente adagia il Mocio sul bancone e lentamente gliene procura una manciata: “Non l’ha letto il cartello?” Antonio legge: FAI ATTENZIONE – pavimento bagnato. Raccoglie le salviette e riesce nel vicolo.
Con grande sorpresa Antonio deve constatare che l’uomo, il barbone non c’è più. Rimane una scritta sul muro PIOVE GOVERNO LADRO e una colata d’urina. Poi inizia a piovere.
L’autista si precipita nel bar. Guarda l’inserviente e lo incalza: “Dov’è l’onorevole?” Quello sempre più indignato gli indica la porta sul vicolo. L’autista si sfila l’impermeabile e esce nel vicolo. Copre Antonio e lo porta nel bar, scalcia il cartello d’ostacolo al passaggio di due persone e lo porta via. Sul pavimento del bar appena pulito rimangono le orme sporche delle scarpe dei due avventori.
(2011)
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