lunedì 22 febbraio 2010

sognare di essere un calciatore!











(sogno di qualche anno fa)
Suonano alla porta.
“Presto,  è necessaria la sua partecipazione all’operazione.” Degli uomini in tuta mi spingono fuori.
“Che succede? Che volete?”
...
Sono su un campo di calcio, quello del circolo dei Vigili Urbani vicino al campo nomadi alla Magliana. Un arbitro vestito con la vecchia casacca nera, la coda, le corna e le orecchie a punta fischia il calcio d’inizio. Improvvisamente si materializzano delle tribune e il campo di periferia diventa una bolgia infernale. Tifosi, fumogeni sulfurei e veri e propri fuochi sugli spalti si uniscono in un turbine caotico ai flash e alle telecamere. Sudo e ho difficoltà a partecipare alla manovra della mia squadra. Il cielo è nero e le nuvole si addensano minacciose. L’aria fredda e secca, si fa fatica a respirare.
Pelè mi passa la palla vicino alla linea del fallo laterale. Un losco figuro con la testa di cinghiale mi viene incontro. Lo supero con una finta, ma il guardalinee mi sgambetta con la bandierina. Cado, ma l’arbitro non fischia; si avvicina il cinghiale:
“Non provarci mai più o ti stendo.”
Sono tutti contro di noi in campo e nelle tribune, tranne un folto gruppetto della comunità Rom che ci sostiene ballando e cantando. Dal mio auricolare intanto mi tengono aggiornato sulle mie quotazioni:
“Se tocchi il pallone due volte in una stessa azione, cinquanta miliardi; se segni, cento miliardi; se sputi inquadrato dalle telecamere, centocinquanta miliardi; ma non starnutire o perdi sessanta miliardi.” Mi viene da starnutire!
Soffriamo il gioco avversario sporco, ma concreto anche perché uno dei nostri appoggiato ad un palo conta dei biglietti da cento.
Viene il momento. Il Papa prende palla a metà campo e dribbla due vallette di Mediaset in una pioggia di fischi assordanti. S’invola sulla fascia e crossa al centro dell’area di rigore dove ci sono io e un nugolo di avversari.
Trattengo respiro e starnuti e salto. Nessuna droga del mondo può farti provare una più intensa astrazione del corpo e della mente come una rovesciata... Goal!
Il guardalinee con una maglia a righe bianconera alza un’improbabile bandierina, l’arbitro cornuto porta il fischietto alla bocca quando mio nonno, stanco dell’inesorabilità dell’errore arbitrale, spara un colpo di pistola e lo uccide e grida: “Vediamo se sbagliate ancora!” Approfitto del frastuono per starnutire e dall’auricolare mi dicono che sono licenziato.
Gli uomini in tuta mi portano via...

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