lunedì 15 febbraio 2010

il nuotatore totale

Lui stava lì da solo. Ovvero in mezzo al vociare di tutti i bagnanti che s'attardavano a tornare a casa. Guardava il mare. I capelli ormai un po’ lunghi volevano andarsene col vento, ma questo non riusciva proprio a portarseli via da quella fronte e dal collo. S'erano un po’ schiariti durante l'estate. Gli occhi invece s'erano da tempo tuffati e a grandi bracciate di pensieri erano finiti molto a largo, alla fine di tutti i colori che sfoggiava quel mare e fra poco sarebbero spariti all'orizzonte. La pelle era un po’ più ruvida del solito, mangiata dalle ore di salsedine.
La palla rallentava il ritmo dei tonfi lontani, quei ragazzi s'erano stancati probabilmente. Avrebbe voluto salutare qualche amico, ma non c'era più tempo. Il tempo era finito fra gli scogli sbattuto violentemente da una burrasca impietosa... Il sole sull'adriatico tramonta alle spalle delle colline e le ombre s'allungano prima. Qualcuno preparava un sugo per la sera...
Quando il bagnino fece la fila degli ombrelloni da chiudere, aspettò che avesse finito per vederlo imprimere la forza dei suoi polpacci sulla sabbia bianca fino a raggiungere lo stabilimento. Ancora una coppia usciva dall'acqua scambiandosi l'affetto dell'estate. Si asciugarono l'un l'altra, si baciarono, se ne andarono. Allora ebbe l'ultima esitazione: l'amore. Avrebbe voluto fare ancora una volta l'amore, magari proprio sulla spiaggia, come la notte di tanti anni fa. Con quella ragazza giovane e piena d'ardore, con la luna a spiarlo, le stelle a coprirlo, il mare a ritmare i tempi della danza dell'amore. Scacciò con grande sforzo quest'ultimo pensiero. Non era certo quello il momento dell'amore. C'era stato e non sarebbe più tornato. Non aveva rancori o rimpianti femminili particolari. Non era una donna ad averlo portato qui. Questa era una cosa personale e lui lo sapeva bene.
Rise. Si, rise. Di se stesso e della sua povertà. Di se stesso e della povertà di ogni persona del mondo. Rise ancora un sorriso un po’ amaro di chi sa e ha vergogna di sapere. Poi s'alzò e si concesse ancora un momento per guardare. Per guardare il mare. Non si poteva voltare. Non si doveva voltare. Non si voleva voltare.
Prese a camminare. Ora guardava i sassolini della battigia lasciarsi sospingere da quella minima capriola del mare quando è calmo. L'acqua alle caviglie e i piedi sul deserto in miniatura del fondale. Un granchio s'andò a nascondere più in là. L'acqua alla vita. Sorrise ancora quando per l'ennesima volta mal sopportò il freddo del bagnato sul basso ventre. L'acqua attorno al petto, era ora d'andare. Disse "Ciao, sono stato anche bene." S'immerse e si mise a nuotare.
Una bracciata dopo l'altra nella notte che non riusciva ad urlare "Fermatelo!" oppure "Uomo, uomo in mare!". Non si sarebbe più fermato, dritto verso il buio, dritto più in alto del mondo, sicuro più a fondo.

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